Legambiente lancia il preoccupante dossier Mal’Aria:

Legambiente lancia il preoccupante dossier Mal’Aria:
Novembre 30, 2022 MDS

Un’analisi sulla qualità dell’aria di 13 città italiane dà l’allarme sulle emissioni autunnali

“Mal’Aria”, il dossier redatto e presentato da Legambiente per la campagna europea “Clean Cities”, mostra come durante la prima parte del 2022 l’emergenza smog dei centri urbani italiani non abbia accennato a rallentare rispetto all’anno precedente. Con la stagione autunnale ormai inoltrata, è fondamentale identificare le misure più efficaci per ridurre al minimo l’inquinamento massivo che contraddistingue questo periodo dell’anno.

La Clean Cities Campaign* ha come obiettivo il raggiungimento di “una mobilità urbana a zero emissioni entro il 2030”, come riporta lo stesso dossier. Dalle 13 città campione sono stati estrapolati i dati relativi alle emissioni dei principali inquinanti atmosferici, come polveri sottili (PM10 e PM 2.5) e il biossido di Azoto (NO2). Il report evidenzia la criticità di situazioni che già da tempo versano in condizioni disastrose e richiama l’attenzione sulla necessità di intervenire in maniera veloce e decisa per evitare scenari addirittura peggiori.

Per quanto riguarda le polveri sottili, in particolare PM10, era stato imposto un tetto massimo di 35 giorni l’anno in cui la media giornaliera poteva essere tollerata anche se al di sopra dei 50 microgrammi per metro cubo. Tale parametro è stato abbondantemente superato da 3 città su 13: Torino, Milano e Padova, rispettivamente con 69, 54 e 47 giornate di “sforamento”. Rientrano, seppur non di molto, Parma (con 25 sforamenti), Bergamo e Roma (23) e Bologna (17). Le cose non vanno molto meglio per le province di Palermo e Prato (15 sforamenti), Catania e Perugia (11) e Firenze (10).

Tali “sforamenti” rappresentano un importante campanello d’allarme: andranno perciò attentamente valutate le medie annuali delle emissioni registrate finora, stima del “malessere generale” che andrebbe a inasprirsi con il periodo autunnale.

Tra sanzioni europee e problemi alla sanità

L’agenzia Europea per l’ambiente, nel 2019, ha riportato come ben 49.900 decessi prematuri siano stati causati dalle polveri sottili. Si tratta di un dato impressionante non solo per l’elevata incidenza dei casi, ma soprattutto per la costanza annuale con cui questi dati si ripresentano.

Purtroppo fino ad oggi le contromisure intraprese non hanno sortito gli effetti sperati; infatti, come risulta dal rapporto di Legambiente, “i provvedimenti regionali e statali annunciati negli anni per ridurre l’inquinamento non erano sufficienti a far rispettare i limiti previsti dalla normativa vigente e avevano il grave difetto di prevedere misure e restrizioni difficilmente controllabili”.

L’errore di manovra operato negli ultimi anni dalla pubblica amministrazione si è inevitabilmente tradotto in sanzioni da parte dell’Europa, con il pagamento di oltre 2 miliardi di euro e la perdita di fondi europei futuri.

Ma è certamente la salute degli italiani a pagare lo scotto maggiore. Le stime per il 2022 sono tutto fuorché rosee: pare infatti che i danni alla qualità dell’aria siano ancora più gravi rispetto agli anni scorsi, con alte quantità di inquinanti immessi nell’atmosfera cittadina.

La politica “zero emissioni” 2030

Al momento, nessuna città italiana sta rispettando il valore di riferimento dell’OMS riguardo alle polveri sottili PM10 (15 microgrammi/metro cubo) e PM2.5 (5 microgrammi/metro cubo). Lo scenario più probabile per la stagione autunnale è quello di un inasprimento della morsa di smog nelle principali città italiane, difficilmente mitigabile dalle contromisure correnti.

L’Europa si avvia verso un cambio di rotta nella battaglia contro l’inquinamento atmosferico e l’Italia dovrebbe fare altrettanto. L’obiettivo cardine delle nuove strategie europee è il raggiungimento delle “zero emissioni”, cioè dimezzare l’inquinamento atmosferico entro il 2030. Questo perché “i veleni nell’aria”, come scritto nel report Mal’Aria, “sono il primo rischio sanitario dovuto all’inquinamento, per i cittadini europei”. Per raggiungere un traguardo di questa portata sono già state messe in atto diverse soluzioni.

In primo luogo, un programma nazionale di controllo dell’inquinamento atmosferico (2019), il quale definisce vincoli nazionali per la riduzione delle emissioni dei singoli inquinanti rispetto ai valori del 2005. L’obiettivo è quello di garantire un abbassamento generale dell’inquinamento atmosferico su tutto il territorio dell’Unione. Ad esempio, portare le emissioni di PM2.5 a -40% entro il 2030.

Una strategia simile è stata impiegata anche per la riduzione delle “emissioni climalteranti”, puntando a un miglioramento della qualità dell’aria attraverso la sostituzione dei veicoli a combustione interna con quelli elettrici.

La rivoluzione della mobilità

Il focus del report autunnale di Legambiente si concentra sul tema della mobilità urbana, vista l’enorme incidenza delle città italiane nelle emissioni atmosferiche. Le novità più importanti nelle politiche di mobilità sostenibile sono: “l’accelerazione delle nuove tecnologie green”, con l’elettrificazione dei trasporti e la “digitalizzazione”, vale a dire le nuove possibilità date dall’accesso a veicoli elettrici prenotabili che permettono un servizio di trasporto pubblico condiviso.

Sempre più vi sono persone che lasciano l’auto a casa e si muovono per le città utilizzando i mezzi pubblici o con bicicletta e monopattini.

Una mobilità sostenibile è possibile, dove i Comuni e le amministrazioni locali garantiscono trasporti pubblici efficienti e piste ciclabili sicure, limitando sia il passaggio delle auto sulle arterie principali cittadine, e riducendo la velocità imponendo limiti sempre più stringenti.

E’ necessario un cambio di passo, ovvero la necessità di rallentare il ritmo delle nostre intense giornate, favorire le pause e prenderci un po’ più cura di noi.

 

* La Clean Cities Campaign è una coalizione europea di ONG, associazioni ambientaliste, think-tank, movimenti di base e organizzazioni della società civile che ha come obiettivo una mobilità urbana a zero emissioni entro il 2030.