Approvata la Nature Restoration Law: abbiamo bisogno di una legge europea per salvare la natura?

Approvata la Nature Restoration Law: abbiamo bisogno di una legge europea per salvare la natura?
Luglio 24, 2023 MDS

Il 12 luglio è stata approvata la Nature Restoration Law, una norma molto importante che fissa obiettivi vincolanti da raggiungere entro il 2030 e il 2050 per ripristinare gli ecosistemi degradati.

Nonostante l’approvazione della legge, ribattezzata “Green Deal europeo”, la plenaria del Parlamento UE si è completamente spaccata: la conta complessiva è stata di 336 voti a favore della legge e 300 contrari, con 13 parlamentari europei che si sono astenuti.

Affrontare il cambiamento climatico, tuttavia, è una sfida che non può essere rimandata. Le Nazioni Unite spingono per l’adozione di contromisure efficaci e lo stesso Global Risks Report del 2023, redatto nell’ambito del World Economic Forum, segnala come primi quattro rischi i fattori collegati alla perdita di biodiversità e alla crisi del clima.

Scadenze e obiettivi: i contenuti della Nature Restoration Law

Occorre innanzitutto evidenziare che la proposta non prevede l’imposizione di nuove aree protette. Altro aspetto da sottolineare riguarda le infrastrutture dedicate alle energie rinnovabili, la cui costruzione non sarebbe in alcun modo bloccata.

Ecco quali sono gli obiettivi di ripristino fissati per il 2030:

  • 20% delle superfici terrestri
  • 20% delle superfici marine
  • 15% dei fiumi nella loro lunghezza
  • Realizzazione degli elementi di tipo paesaggistico ad alta biodiversità sul 10% (minimo) della superficie agricola utilizzata

Devono inoltre essere raggiunti i seguenti obiettivi prima del 2050:

  • Riduzione delle barriere alla connettività dei fiumi
  • Aumento degli stock di carbonio
  • Miglioramento della gestione forestale
  • Diminuzione dell’uso di pesticidi
  • Pesca sostenibile
  • Aumento del verde urbano
  • Diversificazione delle colture per favorire la vita di uccelli, insetti impollinatori e farfalle
  • Contrasto all’uso di fertilizzanti
  • Contrasto alle monocolture intensive

Si tratta di azioni molto concrete che rispecchiano le raccomandazioni scientifiche e che, secondo gli esperti, vanno nell’ottica dell’ecosostenibilità, per consegnare alle nuove generazioni un territorio più sano.

Perché la Nature Restoration Law è così importante?

Per avere un’idea chiara della situazione, basterebbe analizzare il rapporto pubblicato dall’International Union for Conservation of Nature (IUCN), l’organizzazione mondiale che si occupa proprio di conservazione della natura: nella relazione è emerso che in Europa, solo per l’anno 2015, si sono verificate 36 estinzioni di specie, con un crollo della biodiversità e un aumento vertiginoso di catastrofi naturali.

Il WWF segnala che il 68% degli ecosistemi italiani è a rischio, con 77 chilometri quadrati di suolo che vengono consumati ogni anno a causa dell’urbanizzazione. Sempre secondo il WWF, inoltre, gli habitat terrestri e marini sono minacciati dalle attività umane invasive per la quasi totalità.

L’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA) inserisce almeno 160 specie animali tra quelle a rischio di estinzione e punta il dito contro un’agricoltura e un allevamento non sostenibili, l’impatto delle attività umane, l’inquinamento e la frammentazione degli habitat.

Frenare l’ecosostenibilità in nome dell’economia è dannoso (anche per l’economia)

I cittadini europei, nell’ultimo periodo, hanno manifestato crescente sensibilità nei confronti dell’ambiente, alla luce del fatto che il clima sta mostrando, al di là di ogni ragionevole dubbio, un cambiamento innaturale. Nel contempo, però, si è creata una frattura nell’opinione pubblica e negli osservatori politici: alcuni soggetti, infatti, si ostinano a vedere l’ecologia come un ostacolo allo sviluppo economico.

Il relatore spagnolo della Nature Restoration Law, César Luena, ha però rammentato che oltre l’80% degli habitat europei è in pessime condizioni. Nella sua riflessione emerge un quadro davvero inquietante, cioè che più di un terzo delle produzioni agricole dipenderebbe dagli insetti impollinatori, che tuttavia sono in costante declino. Spesso sono proprio le industrie maggiormente impattanti a diffondere fake news, che vengono poi rimbalzate in alcuni ambiti politici, con l’unico intento di procurare allarmi ingiustificati.

L’obiettivo comune della cittadinanza europea, perciò, non deve essere quello di difendere il concetto della massimizzazione dei profitti ma proteggere il pianeta dove tutti noi viviamo. La visione di un futuro sostenibile non può rappresentare un punto di demerito nell’immaginario collettivo: non esiste economia senza un territorio sano, senza rispetto degli animali e degli ecosistemi.